20 Dic 2022

Qatargate: i confini dell’etica

Il mondo in tasca

Tutti gli uomini della presidentessa

I mondiali sono appena finiti ma una nuova partita è iniziata tra Unione Europea e Qatar. E il campo di gioco è l’inchiesta rinominata Qatargate che, con 60 eurodeputati coinvolti, si sta rivelando il peggior scandalo di corruzione ad aver mai colpito il Parlamento Europeo. La sua presidentessa Roberta Metsola parla di “democrazia europea sotto attacco”, ma, al di là del terremoto politico, la vicenda apre seri interrogativi sulla capacità delle potenze straniere di arrivare al cuore delle istituzioni europee.

Il giro di mazzette sembrerebbe infatti riconducibile ad alcuni funzionari e ONG vicini a Qatar e Marocco, in cerca di una sponda europea per facilitare alcuni dossier strategici per i loro Paesi in discussione all’Europarlamento. Che si è dimostrato tutt’altro che inespugnabile. 

Predicare bene e razzolare male

Nel 2014, la Commissione ha adottato delle norme sulla tracciabilità delle riunioni dei commissari con i lobbisti. Queste stesse regole sono molto meno stringenti per il Parlamento Europeo, dove solo i capi commissione e i relatori sono tenuti a riferire dei loro incontri con gruppi di interesse esterni. Tra questi, poi, quelli che rappresentano interessi statali non sono obbligati a rivelare i loro legami in un registro pubblico per la trasparenza.

Chi denuncia comportamenti illeciti rischia invece di perdere il proprio posto di lavoro. Nonostante nel 2019 il Parlamento Europeo abbia votato a favore di norme comunitarie per proteggere le persone che denunciano violazioni delle leggi dei paesi dell’Unione, queste stesse regole non si applicano per i suoi membri e collaboratori.

Conflitto di interessi

Metsola ha promesso maggiori tutele per gli informatori e una maggiore trasparenza sui contatti diretti o indiretti con attori stranieri. Inoltre, è stato vietato l'ingresso all'interno dell’istituzione dei rappresentanti del Qatar. Che non ha reagito sportivamente, e ha minacciato di tagliare i rapporti dove più fa male: la cooperazione energetica.

L’Unione dipende infatti sempre più dal Qatar per le forniture di gas liquefatto. Da Doha arriva il 16% di tutte le esportazioni di GNL dirette all’Ue (meno solo che dagli USA). Non a caso, negli scorsi mesi, la capitale qatarina è diventata una sorta di meta di pellegrinaggio per molti leader europei (Macron, Scholz e Michel) in cerca di accordi per maggiori forniture.

Come altre volte in passato, l’Ue si trova chiamata a trovare un delicato equilibrio tra i propri valori di trasparenza e i suoi interessi economici. Come si assumerà queste responsabilità?

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